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Prosegue la collaborazione tra PAC 2000A-Conad e il Consorzio Frutticoltori Umbri.
La frase più ricorrente che si sente ancora oggi è: la grande distribuzione affama gli agricoltori e gli allevatori! Niente di più sbagliato ed insensato, perché, al di là di qualche operatore dalla visione “ristretta” che guarda solo al tornaconto immediato, mai come in questo periodo i due attori si trovano in una coincidenza di interessi. I clienti sono sempre più attenti ed alla ricerca di prodotti di qualità a kilometro zero, quindi a prezzi convenienti, e questo apre spazi ancora maggiori al “localismo” rendendolo imprescindibile per qualsiasi player della distribuzione che voglia sopravvivere in questo mercato.
Altre nazioni questo concetto lo avevano ben chiaro già diversi anni fa, tanto da spingere l’allora Presidente Francese Mitterand a definire la Gdo come la portaerei dell’agricoltura.
Da noi, invece, questo pensiero ha faticato ad affermarsi perché si è voluto, in maniera del tutto strumentale, far passare il messaggio che l’avida grande distribuzione depredi gli agricoltori per alzare i propri profitti, dimenticando, però, un fattore fondamentale: il prezzo del prodotto lo fa il mercato e solo in minima parte la distribuzione. Venendo al presente, ed in particolare alla regione Umbra, il prolungato protrarsi della crisi ha generato una sempre più massiccia scomparsa di industrie.
Ora la domanda che ci dobbiamo porre è: “Vogliamo progettare il futuro economico dell’Umbria pensando di riproporre modelli industriali che oramai sono destinati a soccombere vista la strabordante concorrenza dovuta alla globalizzazione o al contrario vogliamo ripartire valorizzando quelle che sono già delle eccellenze del nostro territorio: agroalimentare, enogastronomia e turismo? La risposta ci pare ovvia.
Un esempio virtuoso di questa nuova via è quello del CFU (Consorzio Frutticoltori Umbri). “Era l’anno 2008 – ricorda Andrea Zandonai presidente di CFU – quando per la prima volta incontrammo i responsabili della divisione ortofrutta di PAC 2000A-Conad che ci proposero l’idea di lanciare un progetto strutturato che coinvolgesse l’agricoltura umbra che, era ed è in una fase di conversione delle produzioni. Il progetto che ci proposero avrebbe permesso a loro di fare economie grazie alla riduzione dei costi di trasporto, nonché dell’impatto sull’ambiente, e di portare ricchezza e occupazione al territorio andando proprio a sostenere produzioni varietali per cui il territorio è ampiamente vocato come melo, pero, ciliegio e susino. La sfida si presentò da subito non facile in particolare per la parte produttiva che è la più incerta vista la mole di investimenti.
Nell’estate del 2014, dopo 6 anni di gestazione, i primi quattro coraggiosi imprenditori agricoli, decisero di costituire il CFU (Consorzio Frutticultori Umbri). Avere la sicurezza del prezzo e delle quantità acquistate – prosegue lo stesso Zandonai – è un grande incentivo e ci permette di poter investire in nuovi impianti di alberi e in nuove tecnologie sia nella produzione che nella trasformazione per far crescere l’attività”.
Presidente dopo quattro anni di attività del Consorzio Frutticoltori Umbri qual è il suo bilancio?
“Io che provengo dal Trentino e che sono appartenente, da sempre, al mondo cooperativo sono sempre più convinto che la strada è sicuramente quella giusta. Se non ci consorzia, se non si fa massa e non si ha l’appoggio della grande distribuzione oggi è impossibile competere soprattutto dal lato dei costi. Da soli non si va avanti. Tra l’altro il triennio appena trascorso è stato dal lato climatico, per la produzione, uno dei peggiori che io ricordi.
Avere instaurato una collaborazione così forte con la grande distribuzione ci ha permesso di tenere botta e di vendere il prodotto nell’arco di tutto l’anno. Il rapporto che ci lega con Conad poi, va oltre la semplice partnership commerciale, perché PAC è stata la promotrice del Consorzio e questa è la prima esperienza in cui un attore della grande distribuzione organizzata è coinvolto in maniera così diretta in un progetto di produzione.
Oggi abbiamo ricevuto la visita di alcuni soci di PAC che fanno parte della commissione ortofrutta che hanno voluto testare di persona il nostro operato”.
I soci del Consorzio hanno un’età media che si aggira sui 30 anni, questo significa che anche i giovani stanno riscoprendo le opportunità che l’agricoltura può dare in Umbria.
“Si la media dei nostri associati è molto giovane e questo è un segnale molto positivo per noi, ma più in generale per l’economia di tutta la regione. Abbiamo giovani di 18 anni, ma la cosa più importante è che siamo diventati attrattivi anche per giovani laureati. Oggi da noi c’è una ragazza che ha, non una, ma due lauree! Questo per noi è motivo di grande orgoglio.
Oggi lavoriamo oltre 20 ettari di terreni, che altrimenti sarebbero rimasti incolti, e a novembre impianteremo altri 7 ettari avvicinandoci ai 30 complessivi. La nostra produzione si basa per la maggior parte sulla mela ruggine. Un prodotto di nicchia che era praticamente scomparso negli anni 80 anche a causa delle difficoltà di produzione che sono legate a questa varietà di mela. La produzione è ritardata, fa meno quintali ed è molto più complicata delle produzioni classiche come le golden, ma la qualità è davvero altissima.
Un tipo di produzione del genere sarebbe impossibile da sostenere se non avessimo la certezza di avere alle nostre spalle Conad per l’acquisto”.
In conclusione cosa rappresenta per una regione come l’Umbria, secondo lei, un’esperienza del genere?
“Certamente molto positiva. Auspico che questa esperienza possa moltiplicarsi. Per far questo, però, ci vorrebbero più investitori. Noi ad esempio, oltre al rapporto con Conad, abbiamo avuto la fortuna di incontrare una persona che ha creduto in questo progetto, ha investito ed oggi inizia a vederne i frutti, in tutti i sensi!”
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